Auguri papà

[ 1 ] Comment
Share

Oggi è la festa del papà. Auguri papà!

Ricordo quelle poche volte che ti ho portato a casa qualche pensierino fatto a scuola per te. Sono stati pochi purtroppo ed alcuni sono ancora sparsi per la nostra vecchia casa.

Tu eri il classico padre di qualche generazione fa, serio, severo, che non dimostrava grande amore con noi o con la mamma, almeno non direttamente. Lo facevi con gesti e frasi che difficilmente un bambino capisce subito. Io poi, testone come sono, ancora meno. Alcuni li ho capiti dopo, molto dopo, altri me li ha dovuti dire la mamma, altrimenti non li avrei mai saputi. Gesti o frasi dette ad altri, per orgoglio, perché una volta “l’omo” non doveva piangere, dire parole dolci o dire al proprio figlio che gli vuoi tanto bene o a tua moglie che l’ami. Era tutto scontato e non serviva dire certe cose, non era da uomini. Generazioni di orgogli e di modi di vivere, di ruoli ben definiti.

Ricordo sempre quel pomeriggio che stavamo tagliando la legna, io tu ed Eros. Tu tenevi la motosega e noi passavamo i vari rami sul cavalletto, sempre di legno, che avevi fatto tu anni prima. E’ durato parecchi anni anche dopo la tua morte, ma poi a forza di usarlo si è sfasciato e l’ho tagliato, stavolta io con la motosega. Ricordo che è arrivato un temporalone forte, di quelli con lampi e tuoni, ed io avevo paura, molta e ti dicevo che volevo andare dentro. Mi avevi detto di no, che non succedeva nulla e che dovevamo finire. Io sono rimasto, ma poco dopo i tuoni ed i lampi mi hanno fatto piangere. Ricordo allora il tuo sguardo, dolce, che mi ha guardato, con un mezzo sorriso. Ricordo la scena illuminata da un lampo, ma forse è solo la mia mente che l’ha trasformata e condensata in quell’attimo. Ricordo che mi hai detto, “dai cunicio, và in casa” (cunicio era uno dei soprannomi che mi davi, ricordi?) ed io ancora con le lacrime agli occhi sono partito a razzo. Tu sei rimasto con Eros a tagliare la legna finché non è iniziato a piovere.

Ricordo tutte le volte che mi scocciavi perché venissi con te a comprarti le sigarette al bar “Al Ponte”, o da “Gigeta”, o a pescare nelle valli, o in qualsiasi altro posto dovessi andare, quando io non avevo voglia o stavo facendo altro (magari giocavo o chissà cosa..) Ricordo che sbuffavo, ma tu alla fine mi portavi lo stesso con te. Io reputavo solo che mi privavi di qualcosa, di un mio momento, ed invece capisco solo ora che erano i piccoli, unici momenti in cui potevamo stare un po’ insieme perché eri sempre al lavoro e ti vedevo pochissimo. Vedevo pochissimo anche la mamma, ma come gran parte delle mamme, lei è sempre stata dolce e premurosa, e non avevo bisogno di conferme da lei. Tu me le davi, ma in modo che io non capivo.

Ora sono padre anche io, con tutte le mie colpe e i miei sbagli. Ma spero anche qualche merito e qualche cosa di buono. Vorrei mi vedessi. Vorrei vedessi tuo nipote Diego com’è figo e come cresce benissimo. Vorrei ti chiamasse “nonno” come fa con suo nonno materno, e giocaste insieme. Sono certo che non avresti l’orgoglio che avevi con noi e di certo te lo farei anche notare con un sorriso. Vorrei vedessi me e vorrei tanto averti avuto un po’ di più perché chissà ora come sarei io se ci fossi stato. Forse un po’ più uomo, un po’ meno codardo, un po’ meno egoista e forse un po’ più forte e deciso. Magari sarei arrabbiato con te per il tuo carattere e per tante cose che mi avresti negato, o tanti aspetti schifosi di me che mi avresti fatto scoprire e che non volevo, o chissà, forse adesso ci saremmo voluti ancora più bene perché a questa età il rapporto cambia di certo, così come è cambiato con mamma.

Sai che non credo in Dio, e non credo in tante cose, né in vite future, ma ogni tanto credo che magari qualche forma di energia di te sia rimasta, e che in qualche modo un tuo consiglio mi arrivi, sottoforma di pensiero mio, ma in verità magari viene da te… E come certi dicono, una persona muore solamente quando nessuno la ricorda più. Tu forse credevi in Dio, nonostante non andassi mai a messa (a parte Pasqua e Natale) e bestemmiavi abbastanza, ma avevi e facevi tante cose buone che professa la religione. Ecco io alcune le ho perse per strada, e credo che magari tu mi avresti rimesso in riga in qualche modo. Non mi hai mai picchiato, mai, forse una sberletta una volta. Me l’hai mostrata la mano un sacco di volte, ma mi bastava il tuo sguardo severo o una tua frase per stare tranquillo, anche quando mi ribellavo a certe cose che secondo me non andavano bene e ti rispondevo male. Ma forse ora ti ascolterei un po’ di più e mi farebbe bene ascoltarti. O forse saresti testone come la mamma e dovrei dirti io di stare un po’ tranquillo… La classica inversione dei ruoli insomma!

Diego non ha avuto modo di conoscerti, ed io poco purtroppo, ed ora mi restano le storie di mamma ed i ricordi sbiaditi della mia memoria bacata. Certe volte guardo qualche foto tua e mi riconosco nel viso e ne sono contento. Non so perché, forse perché penso che la parte buona e da “baucco” come dice mamma, la parte del credulone che dava fiducia a tutti e che si faceva fregare da tutti, la parte del simpaticone e di quello che sfotte sempre, le ho prese da te, ed allora, dico che mi piaci papà, mi saresti piaciuto molto. Mi sarebbe piaciuto molto stare seduto con te una sera a discutere di qualsiasi argomento e poi, prima di tornare a casa mia, dirti “ciao, ci vediamo presto, vieni a trovarmi quando puoi…”

Buona festa papà…

Tuo figlio cunicio

Una risposta a Auguri papà

  1. manuel scrive:

    Ti stimo fratello.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *