Finalmente si torna tra i monti!

Sottotitolo: “In mezzo ai rovi, verso il monte Santo (mancato)”.

Dopo quasi due mesi di inattività montana, finalmente siamo tornati a godere del fascino della croda!

Aaaah sì! Dopo valanghe, nevicate, piogge, tetti di palazzi sportivi che crollano, e tutto il maltempo che imperversava per l’Italia, è uscito il sole, e con il sole siamo usciti anche noi!

Stavolta il trio era composto da io me medesimo sottoscritto, Nicola e Nobile (blueblooded). Graaan bel trio, dedito alla ricerca della croda. Il Nobile, tra le altre cose, doveva testare i suoi scarponi appena risuolati da “ilrisuolatore”. Quale migliore occasione di questa domenica, di sole limpido e dal tepore primaverile?  Il percorso è stato preso, ancora una volta, dal buon Grandin, che manco a dirlo, ci conferma come certi  itinerari siano puramente innestati nella sua contorta fantasia.

Dicevamo quindi, stà domenica è stato il giro di una traversatina piuttosto lunga, ma di grande soddisfazione e di ottimi panorami! Come la intitola Grandin: “Da Quero al Monte Santo per la dorsale sud-est”. Il giro è effettivamente una bella traversata che parte dal paese di Quero (mt 288) ed arriva alla cima del monte Santo (mt 1538). Devo ahimé dire che non è stato da noi completato. Alla cima del Santo non ci siamo arrivati. Ci avremmo impiegato troppo tempo con il risultato di rincasare con il buio e belli cotti. Ma questa non è comunque una grave colpa dato il percorso che ci siamo ciucciati!

Conoscendo oramai la bestia di Grandin, quando abbiamo letto alcune righe quali: “…può presentare qualche difficoltà di orientamento ed è in ogni modo molto ostico per la presenza di rovi..” già abbiamo pensato “bene bene bene”, ma la parte subito dopo era ancora meglio e diceva: “occorrono dimestichezza con questo tipo di terreno e ostinazione nel procedere”. “Ostinazione nel procedere” era decisamente la frase chiave.

Vabbè insomma il risultato è stata una gran bella scarpinata, sicuramente intorno ai 1400 mt di dislivello tra un saliscendi ed un’altro, che mi hanno  consumato dato il mio stato di fuori forma. Io quindi quasi sempre dietro a Nicola ed al Nobile, ogni tanto ci chiamavamo per sapere dove fossimo, dato che ognuno di noi cercava una via di fuga dai rovi… Il Nobile si dilettava forzatamente con il “passo del leopardo”, io andavo di affondi per non incastrarmi ovunque, ed ogni tanto si sentiva qualcuno di noi “porchisare” per qualche bel ramo di rovo conficcato nei pantaloni, o peggio, nelle dita!

Il percorso varia e spazia dalle creste, ai rovi (appunto) agli spiazzi aperti dalle bellissime vedute verso valle. Bello il punto di osservazione sul monte Cornella, dove un cerchio di acciaio inciso, indicava tutte le vette intorno a noi, ma soprattutto ricordava, in silenzio, tutte le battaglie della prima guerra mondiale avvenute tra quelle cime! In quei momenti, un pensiero mi va sempre a questa bella idea dell’uomo chiamata guerra.

Ma per fortuna i brutti pensieri vengono spazzati dalle montagne e soprattutto da ciò che ogni volta si può incontrare tra i boschi. Durante il percorso ci imbattiamo in un simpatico signore, indigeno, che ci racconta di come, tagliare gli alberi con il calar di luna non sia  una buona idea perché non crescono più, ma tagliarli con la luna crescente non produce buona legna da ardere. L’accento del “basso trevigiano” come dice il Nobile, è divertente, ma divertenti sono i suoi racconti. Tiene banco per un bel po’ elogiando la quantità di legna tagliata dal figlio, di come fosse lì per scappare un’oretta dalla moglie, dei vari utilizzi del legno in base al diametro ed al pezzo. Divertente è poi l’episodio del suo San Valentino di qualche anno fa che riassumo.  La sera a casa con la moglie accende il fuoco del camino e poco dopo, uscendo,  la moglie si accorge che il camino intero manda fiamme al cielo! Allora lui prende di corsa la canna dell’acqua, sale sul tetto, e annaffia il camino. Non oso pensare al pavimento della casa dopo l’effetto acqua-fumo-cenere, ed infatti il suo racconto evidenzia come la moglie non fosse per niente felice di quella sua prodezza. Ma da buoni pratici quali sono gli uomini di fatica, “meglio il salotto sporco che la casa a fuoco!” E poi, dato che a San Valentino siamo in febbraio e in montagna fa ancora freddo.. l’acqua schizzata in giro per il tetto si è ghiacciata velocemente, facendo ruzzolare giù l’ardito pompiere. Fortuna ha voluto che cadesse sul morbido ed era ora davanti a noi per raccontarci il fatto tra un suo sorriso e le nostre risate.

“Se tornate di qua stasera vi offro un’ombra” è stata la sua frase finale. E noi l’abbiamo memorizzata per bene!!!

Poco dopo, salendo e fermandoci per capire bene dove andare a incastrarci tra rovi e ruderi, una bellissima volpe ci scende accando, distante cinque-sei metri da noi. Nemmeno s’è accorta di noi; scende con calma, fiera, con stà coda grossa ed elegante. Restiamo estasiati e già questo, affermiamo, ci basta per continuare a salire con fatica tra i rovi! La giornata insomma è già ripagata da questa piacevole sorpresa!

La fatica comunque c’è ma il percorso, come detto, è divertente. Si sale, si scende, ed infine si raggiunge anche la neve, perlopiù ghiacciata. Stalle Paoda è un posto di notevole bellezza, con una vista verso le dolomiti Bellunesi invidiabile. Qui, nel chiosco soleggiato, ci godiamo il te caldo (il mio è oggi caldissimo grazie al mio nuovo, fantastico termos, regalo della mia amata!!!) mangiamo un po’ e io comunico che sono finito. Ma Nicola rogna.. Lui che al posto delle gambe ha i trampoli, lui che va in palestra tutto l’inverno, non fuma, non beve, (non tromba?) ha ancora fiato da vendere. Io, che non mi sono mai tirato indietro (e dico mai!!!) ma sono “saggio” e so che non bisogna osare più di quello che si deve sui monti, dico che resto lì e li aspetto. Che vadano pure loro in cima al Santo! Sono solo 300 mt di dislivello ma io non mi offendo e resto ad aspettarli! Ho quasi i crampi! Ma niente, la legge è “o tutti o niente” e quindi dopo un quarto d’ora di supplizio e di sensi di colpa, risate e battute, chiudo lo zaino e affermo che “Col cazzo che ora stiamo qui! Andiamo in vetta!!!” Il sorriso di vittoria appare sul volto del mio amico pagliaccio, e si parte!

Il passo è lento ma costante, ed ora perlomeno, il percorso è graduale e non devo fare quei passi lunghi maledetti che mi hanno tagliato il fiato, quindi avanzo con meno fatica del previsto. Peccato però che dopo un buon centinaio di metri di dislivello, ci rendiamo conto che la via è ancora lunga, e non poco. Si doveva ridiscendere ancora di una buona cinquantina di metri, nella neve ghiacciata, risalirli, salire ancora e farci un altro bel pezzo in cresta sino alla cima. Almeno un paio d’ore. Era però già tardi e quindi, mestamente, abbiamo deciso di tornare indietro. La discesa è stata lunga, tranquilla, ammirando la “Cengia dell’oro”, nostro prossimo imminente obiettivo! Il desiderio ora era di tornare dal tipo e farci offrire la promessa “ombra de vin”… ma arrivati lì, l’ometto non c’era e quindi, affranti, siamo andati avanti a scendere, spostando il nostro obiettivo non più sull’ombra de vin tanto desiderata, ma sulla cioccolata calda della pasticceria di Signoressa, oramai nostra immancabile tappa per la colazione (all’andata) e meritata merenda (al ritorno). Arrivati all’auto ci siamo cambiati e poco dopo s’è fatto buio. In orario quindi, siamo tornati dalla nostra agoniata cioccolata con panna (e fetta di strudel). Tra una battuta e l’altra, un riassunto della giornata e una voglia di doccia, siamo tornati a casa belli distesi e pronti per una nuova croda…

Evviva!

Ivo

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12 risposte a Finalmente si torna tra i monti!

  1. Manuel dice:

    bello il racconto… come sempre!

    Ma questo non toglie che siete un bel gruppetto di simpatici orgoglioni 🙂

  2. Ivo dice:

    Grazie amico! Sempre puntuale e gentile!
    Il racconto a dire il vero, per essere pignoli, lo volevo molto più “artistico”, ma all’una di notte la fantasia cede al sonno 😛

    Orgoglioni siam, e per i boschi andiam!

  3. The blueblooded dice:

    Sono di corsa, commento veloce: che benessere…
    Ottimo racconto ma ti sei dimenticato dell’aquila !!!

  4. Ivo dice:

    Orca miseria Nobile è vero, bravo!!! L’aquila!!! Che sbadato!
    Aggiungo: abbiamo visto roteare con graaande eleganza, sopra le nostre teste, una magnifica aquila!
    Meglio così? 🙂

  5. The blueblooded dice:

    Perfetto !!!

  6. CptUncino dice:

    un mese che non posti.
    ti sei perso tu tra i monti be honest!
    🙂

    • Ivo dice:

      Eh cara Capitana, dall’ora in cui ti rispondo forse potrai notare che sono un po’ “busy” ultimamente… E’ un mese che infatti ho un post nelle bozze… e mi sa che resterà lì ancora un po’
      Hard Life!

  7. Manuel dice:

    Ho scoperto perche’ Ivo e’ un po’ “busy”….

    Sta testando questo nuovo gadget tecnologico:

    http://idle.slashdot.org/article.pl?sid=09/03/24/161211&art_pos=10

  8. fabio dice:

    Io ci avrò messo tanto per sbucciare le cipolle, ma tu è da un pezzo che non torni a casa da sti benedetti monti…

  9. Ivo dice:

    Eheheh mitico Manuel! Hai scoperto il mio segreto 🙂

    Fabio si stà così bene tra i monti con gli orsi della Val Mesatz….Pussi pussi!

  10. CptUncino dice:

    work hard
    live (fucking) easy

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